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Nuove interferenze nelle elezioni: questa volta i ‘troll’ russi hanno ingaggiato giornalisti americani

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La campagna di disinformazione del gruppo sostenuto dal Cremlino, noto come Internet Research Agency (IRA), che ha interferito durante la campagna elettorale americana del 2016, è nuovamente attiva: questa volta con una rete di account falsi e un sito creato per sembrare un sito di notizie di sinistra, secondo quanto riferiscono Facebook e Twitter. L’obiettivo dell'operazione russa sarebbe quello di screditare agli occhi dell’elettorato di sinistra il candidato presidenziale Joe Biden e in questo modo aiutare il presidente in carica, Donald Trump.

Per mesi le agenzie di intelligence americane hanno avvisato che la Russia e altri paesi si stavano organizzando per “inquinare” il dibattito elettorale di novembre. Facebook e Twitter con la loro "scoperta" hanno offerto quindi la prima prova pubblica di queste interferenze. Ma i due social network, che nel 2016 sono stati criticati (e continuano a esserlo) per non aver fatto abbastanza per affrontare la questione, hanno detto di essere stati messi in guardia dal Federal Bureau of Investigation questa volta.

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Sarebbe stato proprio l’FBI a suggerire a Facebook di analizzare gli account e le pagine collegate al falso sito di notizie Peace Data. L’agenzia americana avrebbe anche invitato Facebook e Twitter a unire gli sforzi per rimuovere la rete di disinformazione gestita dall’IRA. Twitter ha annunciato martedì di aver sospeso cinque account di bassa qualità (palesemente falsi) coinvolti in attività di spamming, associati a Peace Data, e ha identificato questa rete come un’operazione di manipolazione della piattaforma da parte del governo russo.

L’operazione non aveva ancora raggiunto un pubblico pari a quello del 2016. E secondo due funzionari dell’intelligence americana che hanno parlato con il New York Times a condizione di essere protetti dall’anonimato, le attività rilevate sui social erano di bassa qualità, palesemente fake, come se fossero state fatte con l'obiettivo di essere scoperte.

Per quanto riguarda il sito di notizie, però, la strategia sembrava essere più elaborata. E più pericolosa. Questa volta i russi hanno assunto dei giornalisti americani per scrivere gli articoli (reclutandoli su siti di annunci di lavoro) e si sarebbero serviti di identità fittizie e di immagini generate al computer per simulare un’organizzazione di notizie legittima, con tanto di falsi account LinkedIn. Il sito sembrerebbe far parte di un’operazione di “riciclaggio di informazioni”, ossia il tentativo dei servizi segreti russi di promuovere i propri contenuti attraverso una rete di fonti marginali e sui social media, facendo perdere le proprie tracce lungo il cammino, con l’obiettivo finale di arrivare ai media mainstream ed essere amplificati da questi.

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L'operazione sembrava essere ancora agli inizi, con 13 account falsi e due pagine (seguite in totale da 14 mila persone) dedicate alla promozione dei contenuti, ha informato Facebook. Il responsabile di cybersecurity del social network, Nathaniel Gleicher, è convinto che questa rete di profili avesse come obiettivo quello di aumentare i lettori del sito, nato nell’ottobre 2019 come una raccolta di articoli già apparsi su altre fonti, ma che da marzo del 2020 ha iniziato a pubblicare contenuti propri in inglese.

Quattro giornalisti freelance che hanno scritto per Peace Data hanno riferito al Guardian di essere stati contattati da uno dei "redattori" del giornale su Twitter, LinkedIn o via e-mail con un'offerta di scrivere per il sito. Due di loro erano giornalisti alle prime armi, mentre gli altri due erano più esperti. Uno dei giornalisti più esperti ha detto di essere stato pagato 250 dollari in anticipo, il che gli era sembrato insolito, e dopo la pubblicazione del pezzo non ha più ricevuto nessuna risposta.

Il Times ha intervistato un altro giornalista americano che ha scritto articoli per il falso sito di notizie. Ha detto di aver risposto all'annuncio di lavoro mandando alcuni dei suoi precedenti articoli e di aver ricevuto immediatamente un'email nella quale gli dicevano di mandare loro nuovi articoli su qualsiasi tema a scelta. I suoi pezzi sono stati a malapena modificati prima di essere pubblicati ed è stato pagato 75 dollari a storia. Nel suo lavoro precedente, il giornalista aveva spesso messo in dubbio il fatto che Biden rappresentasse i valori progressisti del Partito Democratico o che meritasse il voto degli americani di sinistra.

La linea editoriale di Peace Data, infatti, era decisamente più a sinistra rispetto alla campagna elettorale di Biden e toccava argomenti come il razzismo negli Stati Uniti, l’ambientalismo e il capitalismo. Diversi articoli accusavano Biden di aver spostato il Partito Democratico troppo a destra. E una caratteristica che ha sorpreso (e preoccupato) gli esperti è che il sito mescolava cultura pop, politica e attivismo con l’obiettivo di attirare un pubblico giovane.

L’articolo del New York Times fa notare che la Casa Bianca nelle ultime settimane ha cercato di minimizzare il rischio di operazioni di disinformazione di origine russa, suggerendo che la Cina è un pericolo più grande. Eppure, alcuni funzionari americani sono preoccupati dallo sforzo dell’intelligence russa per diffondere teorie del complotto e seminare disinformazione negli Stati Uniti. E, soprattutto, mancherebbero le prove di un coinvolgimento di Pechino per influenzare il voto presidenziale.

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Secondo quanto rivela il sito di ABC News, all'inizio di luglio il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti avrebbe bloccato un memorandum interno destinato alle forze dell'ordine (federali, statali e locali) nel quale si avvisava di un piano russo per diffondere informazioni false "sullo stato di salute mentale" dell'ex vicepresidente Joe Biden.

Il documento, intitolato "La Russia potrebbe denigrare la salute dei candidati statunitensi a influenzare le elezioni del 2020", menziona gli sforzi iraniani e cinesi per criticare Trump, ma si concentra sugli attacchi della Russia sulla salute mentale di Biden e prende il titolo da questi. Questa linea di attacco è utilizzata anche dal presidente Donald Trump e dalla sua campagna elettorale.

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Dall'analisi delle email interne, ottenute da ABC News, emerge che un'ora prima della diffusione del memorandum un alto funzionario del Dipartimento per la sicurezza interna sarebbe intervenuto per bloccare l'invio del documento. Un portavoce del dipartimento di intelligence avrebbe confermato che quell'invio è stato "ritardato" perché non soddisfaceva gli standard dell'agenzia.

(Immagine via Pixabay)


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